Intelligenza artificiale by Emanuele Bezzecchi

Intelligenza artificiale by Emanuele Bezzecchi

autore:Emanuele Bezzecchi [Bezzecchi, Emanuele]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Vallardi
pubblicato: 2024-06-08T11:50:56+00:00


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Specchio, specchio delle mie brame: i bias nell’intelligenza artificiale

Che cos’è un bias? Le macchine possono avere

dei pregiudizi come noi umani?

In che modo possiamo porvi rimedio?

Io mi reputo una persona straordinariamente normale, con un’automobile incredibilmente straordinaria. La mia vettura sembra un episodio di sepolti in casa. Un caleidoscopio di oggetti accumulati che trasforma l’abitacolo in un labirinto di beni personali. Una collezione di scontrini, bottiglie, multe e oggetti di uso comune come lampadari, trapani, sacchi di vestiti e tutto quello che potete far entrare in una macchina, compresi pagliacci ed elefanti da circo.

È sempre stato così. Per tutte le auto che ho avuto nel tempo.

Il tutto rimane lì, statico. Una fotografia immobile per mesi. Poi un giorno tolgo di mezzo le cose accumulate e porto l’auto a lavare, vergognandomi come quando non vai dal dentista per anni e ti tocca la pulizia dei denti.

Ogni volta mi dico che sarà l’ultima e ogni volta ricomincio ad accumulare cose. Pensate che mi è pure capitato di lasciare una latta di vernice nel bagagliaio per mesi. Me ne sono reso conto il giorno in cui, prima di partire per un fine settimana, l’ho aperto per infilarci le valigie, e sul fondo ho trovato uno strato di mescola bianca alto un dito.

Valentina ancora adesso mi dice che quando l’ha vista per la prima volta ha pensato di non uscire più con me. Le sembrava l’auto di un serial killer o giù di lì.

Oggi sono parecchio migliorato ma, anche per via di Gina e del suo pelo voluttuoso, l’automobile non è proprio quella parte di me di cui vado più fiero.

Accanto all’autovettura metterei anche le gambe grosse e robuste, tipiche dei Bezzecchi. Che tu sia uomo o donna, se hai dei geni Bezzecchi ti troverai due belle gambotte che fanno a pugni con le cosce dei pantaloni, tirate al punto da sembrare sull’orlo di strapparsi. Non ci sono baggy jeans che tengano: le gambe Bezzecchi fanno sempre capolino nel momento in cui ti siedi e tutto tira. Non vi dico il disagio ai matrimoni, soprattutto a fine serata.

Ora che mi ci fate pensare, dai Bezzecchi non ho ereditato solo quelle. Da mio papà ho preso anche un po’ della goffaggine che ci rende tanto adorabili: due piedi come due padelle attaccate alle caviglie che ci fanno inciampare più spesso di quanto vogliamo ammettere.

L’interno dell’auto riflette la stessa goffaggine, solo che quella non l’ho presa da papà ma da mamma. La sua non è un episodio di sepolti in casa, ma la definizione di buco nero, uno stato della materia dove tutto si accumula in maniera così densa da creare un’attrazione gravitazionale che inghiotte perfino la luce. Tutto ciò che gravita attorno alla vettura di mia madre ne viene inghiottito senza poterne sfuggire. Mai più.

Non so se si tratti di psicologia spiccia o epigenetica,44 ma il fatto è lì, evidente come il Sole che sorge e tramonta ogni giorno. Le cose che più mi caratterizzano le ho imparate dai miei genitori e, grazie al cielo, alcuni dei miei difetti più evidenti fanno pure ridere.



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